Cosa farò per Venezia

Venezia dello sviluppo,
del lavoro e del turismo
L’acqua alta di novembre e il Coronavirus hanno duramente messo in evidenza i limiti di un’economia che per troppi anni si è affidata alla monocultura turistica.
Venezia deve recuperare un modello di sviluppo multidimensionale: un turismo qualificato e sostenibile, un efficiente polo logistico intermodale, da una produzione artigiana di qualità alla riqualificazione industriale verde di Porto Marghera.
- Favorire il turismo sostenibile: prevedere e controllare i flussi, innovando strumenti e tecnologie; introdurre un sistema di prenotazione integrato e un ticket obbligatorio per i turisti giornalieri, pari almeno alla tassa di
soggiorno; introdurre una moratoria di cinque anni alle concessioni per nuovi alberghi e sostenere il rilancio di quelli esistenti. - Fare di Mestre il centro direzionale e la sede amministrativa della città metropolitana; ottimizzare la sua funzione di nodo infrastrutturale, logistico e di raccordo con la grande area di Padova e Treviso e con l’intero Nord Est.
- Trasformare Porto Marghera nell’incubatore di attività green più grande d’Europa; realizzare le bonifiche e la Zona logistica speciale. Rilanciare l’Agenzia per Marghera. Favorire il consorzio delle attività tradizionali di qualità e rafforzarle con un marchio «made in Venice», sul modello di quanto fatto per il vetro.
- Incentivare agricoltura e pesca sostenibile, promuovere il ritorno alla produzione locale, lo sviluppo di filiere corte e la gestione di risorse e dispositivi di economia circolare.
- Razionalizzare infrastrutture e logistica. Garantire funzionalità e sviluppo del porto commerciale con la manutenzione delle vie acquee esistenti nel rispetto degli equilibri stabiliti dai protocolli ambientali. Ridefinire il
ruolo strategico della stazione di Mestre nella mobilità interregionale e dell’alta velocità. Affrontare i problemi del collegamento con l’aeroporto, superando i limiti del progetto attuale. Collegare via tram l’ospedale di Mestre. - Non consentire alle grandi navi il passaggio da dal bacino di San Marco e affidare a una comparazione tra le diverse proposte in campo la scelta dell’alternativa.

Venezia dell'ambiente,
della Laguna e della vita sostenibile
Venezia e il suo territorio ha tutte le condizioni per essere un’area pienamente sostenibile. La laguna è il baricentro di un complesso ambiente di terra e di mare. Un ecosistema tra i più delicati al mondo, dove convergono la vita e le attività di oltre 300 mila persone. A Venezia non esiste sviluppo indipendente dal futuro della sua «piazza» lagunare. La sostenibilità e gli obiettivi dell’Agenda 2030 devono diventare parametro per tutti i progetti comunali.
- Venezia città verde. Realizzare nuovi spazi verdi urbani anche prevedendo l’impianto di migliaia di nuovi alberi incentivato dalla Comunità europea, e diffondere la presenza di verde urbano anche in zone centrali.
- Pianificare la riqualificazione del fronte lagunare a partire da quello che va da Forte Marghera, San Giuliano fino a Campalto
- Collegare tra loro i forti di Mestre, cintura e polmone verde della città; completare e integrare la rete della mobilità lenta: percorsi protetti e piste ciclabili.
- Valorizzare le isole minori sostenendo le attività agricole e produttive oggi esistenti; recuperare quelle abbandonate stipulando intese finalizzate alla salvaguardia dell’ambiente e della vita lagunare.
- Non consentire lo scavo di nuovi canali e programmare la manutenzione di quelli esistenti.
- Difendere Venezia da maree e acque alte dannose. Prevedere verifiche ambientali e tecnologiche che garantiscano – nel completamento del Mose – l’equilibrio dell’ecosistema.
- Avviare il Centro internazionale per lo studio dei cambiamenti climatici, già insediato a Venezia.
- Istituire una Agenzia pubblica per le attività di salvaguardia, gestione e manutenzione della laguna e del suo patrimonio, che recuperi le funzioni e le prerogative del Magistrato alle acque.

Venezia della cultura,
dell'innovazione e della conoscenza
La cultura è la grande opportunità di crescita e rilancio sia per la città d’acqua che per la città di terra. Un terreno dove possono incontrarsi cura del patrimonio esistente e innovazione, antichi mestieri e nuovo lavoro, nuova residenzialità, migliore vivibilità del territorio, sviluppo ad alta qualità dell’offerta turistica. Ma è necessaria una svolta, che metta cultura e conoscenza al centro dell’idea che Venezia ha di se stessa e del proprio futuro.
- Attribuire la delega di assessore alla cultura.
- Promuovere una cabina di regia per i grandi eventi culturali e puntare a una offerta culturale diffusa e proposta lungo l’intero anno.
- Valorizzare il lavoro e la produzione creativa, culturale e artistica del territorio; riconoscere e sostenere le buone pratiche e le realtà emergenti; mettere a disposizione sedi e spazi per i professionisti, le associazioni e le iniziative culturali.
- Ripensare la funzione e l’offerta culturale nella città di terra, a cominciare da quella legata all’M9, e mettere a sistema le molte attività esistenti.
- Promuovere un nuovo patto di reciprocità tra territorio, università, ricerca e impresa; favorire la localizzazione di sedi e percorsi per l’alta formazione e incentivare l’insediamento di istituzioni culturali ed enti di ricerca, nazionali e internazionali.
Rafforzare la qualità, la velocità e la portata dei servizi digitali per attrarre talenti e competenze innovative e offrire loro la possibilità di lavorare, produrre, vivere, fare arte, ricerca e cultura a Venezia.

Venezia del benessere,
dei cittadini e della sicurezza
Venezia va restituita ai suoi abitanti. La monocultura turistica di massa ha distribuito in modo disuguale i benefici economici, ha stressato le aree più esposte, ha trasformato la residenzialità sia in città d’acqua che in terraferma, standardizzato l’offerta commerciale, ha fatto dimenticare interi quartieri e municipalità e non ha favorito lo sviluppo di attività economiche alternative.
Proprio ora che il turismo ci manca e dobbiamo rilanciarlo, possiamo cogliere l’occasione per ripensare alla qualità della nostra offerta e per puntare a una Venezia a misura dei suoi abitanti, che risponda ai bisogni di cittadini stabili e temporanei, valorizzando diritti e doveri della residenzialità e chiedendo agli ospiti di rispettare e condividere la responsabilità di questo patrimonio comune.
Ciò significa ripensare innanzi tutto alla residenzialità e alla pianificazione urbana, per sincronizzare meglio luoghi, movimenti e tempo. Una città nella quale la “prossimità” è il metro di misura per i servizi di mobilità pubblica e privata; per il commercio di vicinato, per i servizi sanitari ed educativi, per le attività del tempo libero. Una città viva è una città connessa e una città connessa è una città sicura, che garantisce i diritti e i doveri di tutti coloro che la vivono. Venezia metropoli è una grande città europea e su quel modello deve ripensare la propria organizzazione urbana.
- Un piano per la residenzialità pubblica e privata: ristrutturare, anche utilizzando il bonus del 110%, una parte rilevante degli appartamenti di proprietà comunale oggi abbandonati e destinarli – stabilendo affitti e prezzi d’acquisto calmierati, favorendo forme di social housing – a giovani coppie, anziani soli, famiglie in necessità, pendolari che intendono trasferirsi vicino al loro posto di lavoro. Prevedere sgravi sulle imposte locali per i proprietari che affittano a residenti di lungo periodo; sostenere l’utilizzo del bonus del 110% per la ristrutturazione degli immobili e agevolare accordi anche con garanzie pubbliche tra istituti bancari e proprietari che si impegnano ad affittare a residenti.
- Un piano per la mobilità urbana: ottimizzare i servizi pubblici in un’ottica di prossimità e di circolarità, equilibrando le differenze e gli spostamenti tra i quartieri. Sviluppare e integrare percorsi di mobilità lenta che colleghino i centri urbani tra loro, con i servizi principali e con i polmoni verdi della città; collegare via tram l’ospedale di Mestre.
- Un piano per i servizi commerciali di vicinato: stabilire una moratoria di 5 anni per le licenze a nuovi centri commerciali; sostenere i negozi di vicinato con integrazione degli affitti, disponibilità di locali pubblici, soluzioni per il problema dei parcheggi.
- Un piano per la sicurezza: controllo e prevenzione devono andare insieme. Potenziare la rete di sorveglianza tecnologica; garantire presenza costante e vigilanza attraverso una più stretta collaborazione tra forze dell’ordine, servizio comunale e servizi privati; rafforzare i servizi sociali e ripristinare la presenza di operatori ed educatori di strada, in accordo con le associazioni di riferimento; incentivare e sostenere, anche finanziariamente, la vita attiva di quartiere e il decoro urbano, in accordo con le categorie economiche e le presenze associative, religiose e laiche.
- Un piano per la educazione e cultura diffusa: identificare, rendere disponibili, favorire l’accessibilità e la diffusione nel territorio di spazi e locali per le associazioni, le attività giovanili e i servizi culturali di prossimità: biblioteche, centri culturali, cinema, spazi multifunzionali, sale di comunità, piccoli teatri, librerie e spazi aperti.
- Un piano per la solidarietà: mettere a disposizione dell’associazionismo laico e religioso, delle parrocchie, della Caritas strumenti, luoghi e mezzi per una organizzazione efficace del sostegno al disagio sociale, e per chi non ha tetto e non ha risorse per il proprio sostentamento.
- Un piano per la salute: esercitare pienamente le prerogative del Sindaco e partecipare alla definizione del piano sanitario regionale relativo al Comune e alla città metropolitana; confermare definitivamente la permanenza dell’ospedale a Venezia; migliorare e diffondere i presidi sanitari nel territorio; prevedere agevolazioni ai medici di base, in particolare mettendo a disposizione spazi pubblici a prezzi calmierati per gli ambulatori.
- Un piano per la buona gestione pubblica: valorizzare le persone e le competenze per ridare dignità ed efficienza alla macchina amministrativa comunale; restituire responsabilità e deleghe ai livelli istituzionali centrali (giunta e assessori) e a quelli di prossimità territoriale (municipalità); istituire processi di bilancio partecipato e di regolamento dei beni comuni; istituire la consulta delle Associazioni e una Casa delle associazioni in ogni municipalità, gestita con un protocollo di impegno.

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